Don’t look up: satira divisiva

Su Netflix trovate la tragicommedia Don’t look up, diretta da Adam McKay e che vanta un cast pluripremiato con nomi come Jennifer Lawrence, Leonardo Di Caprio, Meryl Streep, Jonah Hill, Cate Blanchett, Mark Rylance e Timothee Chalamet. Tratta temi importanti, mascherando la tragicità delle situazioni con toni da commedia, mostrando, in modo estremo e fintamente leggero, le brutture della società contemporanea, fatta di like e linguaggi stereotipati.
Cometa Dibiasky
La dottoranda in astronomia Kate Dibiasky fa una scoperta tanto importante quanto catastrofica: una cometa, a cui ha dato il suo nome, nel giro di qualche mese si abbatterà sulla Terra, causando tsunami altissimi che porteranno all’estinzione di tutte le specie. Lei e il suo professore, Randall Mindy, allertano la Presidente degli Stati Uniti per cercare una soluzione e diffondere la notizia, ma, non ascoltati, cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso i media, suscitando le più svariate ed estreme reazioni.
Temi e citazioni
Prendete Melancholia, Dottor Stranamore, Armageddon, Idiocracy e per chi l’ha visto You, me and the Apocalypse, mischiateli per bene e avrete la base per Don’t look up, aggiungete argomenti come tecnologia, social network, cyberbullismo, il cambiamento climatico e altri di attualità e completerete il film.
Quindi, due scienziati nelle loro ricerche fanno una scoperta importantissima e catastrofica, calcolano e ricalcolano i dati nella speranza di essersi sbagliati ma ottenendo sempre lo stesso risultato, per cui si rendono conto di dover avvisare il mondo e intraprendono un viaggio sia fisico che interiore (come vi sentireste se doveste dare una notizia del genere a livello globale?). La satira feroce colpisce tutte le classi di potere: la politica, rappresentata come vanesia, autocelebrativa e più preoccupata del voto dei cittadini che della propria vita; i mass media e i social, che basano tutto sulle apparenze piuttosto che sui contenuti, che adottano una comunicazione superficiale, evitano tutto quello che potrebbe intristire o preoccupare e che (cyber)bullizzano chi osa discostarsi dalle loro convenzioni; i multimilionari della tecnologia, che parlano di solidarietà ma che in realtà non provano un minimo di empatia, sono profondamente individualisti e ossessionati dall’incrementare il loro patrimonio. Inoltre, mostra come, spesso, i posti di potere sono occupati da persone che non hanno alcun titolo e abusano della loro autorità solo per rendere chiara la gerarchia.
Al centro della narrazione, c’è la frustrazione della difficoltà di comunicare e di avere rapporti profondi. Sono denunciati nel film l’appiattimento e la ricerca estrema di leggerezza, perché verità e notizie spiacevoli creano panico, non si vogliono ascoltare e sono messe a tacere come allarmiste. E se ci pensiamo, di “Cassandra” ce ne sono in abbondanza nel nostro presente e sono criticate perché troppo serie, poco sorridenti, noiose…
Adam McKay
Il montaggio del film è ben cadenzato, il regista ci fa percepire l’ansia dei personaggi attraverso veloci primissimi piani e dialoghi molto ritmati, con battute che prendono in controtempo ed enfatizzano il distacco tra i protagonisti e il resto del mondo. Adam McKay, già Oscar per la sceneggiatura per La grande scommessa, nei suoi film “seri” scende molto nei dettagli tecnici, tanto che, se non si è ferrati nell’argomento, si rischia di non seguire bene il filo (per lo meno, io ho dovuto guardare due volte La grande scommessa prima di iniziare a capirne un 10%, e per Vice si può fare un discorso simile), ma Don’t look up è più concentrato a schiaffarti in faccia le deformità della società in cui sei integrato, per cui è decisamente più comprensibile.
Concludiamo…
Sono venuta a conoscenza del film qualche settimana fa, semplicemente grazie a un fotogramma che ritraeva Jennifer Lawrence, Leonardo Di Caprio e Timothee Chalamet, e mi è sembrata la giusta motivazione per guardarlo. Ho avuto la conferma di aver fatto un’ottima scelta. Le loro interpretazioni sono state come sempre all’altezza e i personaggi credibili, anche Chalamet, in un ruolo piccolo, ha valorizzato la sua parte. Meryl Streep come al solito camaleontica, una Presidente degli Usa che incarna perfettamente la progressista dei salotti bene, Jonah Hill riesce sempre nella parte dell’arrogante infantile e stupido, stavolta con complessi di Edipo; Mark Rylance gigantesco, un Elon Musk disponibile pubblicamente e silenzioso prevaricatore, e Cate Blanchett si cala bene nelle vesti fastidiosissime della giornalista senza scrupoli e morale. C’è anche Ariana Grande, perfetta nella parte della starlet del momento.
La citazione del comico Jack Handey, messa prima dei titoli di testa: “Voglio morire serenamente nel sonno, come mio nonno, non urlando di terrore come i suoi passeggeri”, suggerisce sia il tono della pellicola che il tema. So che è un film molto divisivo, ho letto i pareri più discordanti, ma lo consiglio caldamente, sperando di avervi dato la chiave giusta per farvelo apprezzare.